Gli studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, Caterina Di Mele, Dorina Manari, Francesca Rinella, Yu Zen e gli studenti del corso di Costume per lo spettacolo dell’a.a. 2022/23, espongono alla 53ª Mostra dell’artigianato artistico abruzzese, dedicata quest’anno al tema della donna. Le cinque installazioni tessili sono state realizzate con la curatela del prof. Attilio Carota, coordinatore della scuola di Moda e Costume dell’istituto aquilano.
Composte di tessuti ‘trovati’, che trattengono le tracce del passato e la memoria di chi li ha usati, le installazioni raccontano storie di vite preziose e ritratti intimi di donne abruzzesi fuori dal comune attraverso i mille tragitti e intrecci del filo. Il mezzo espressivo scelto è, infatti, il ricamo: una tecnica di cucito inteso da sempre più come lavoro domestico, relegato al mondo femminile, che come indipendente processo artistico. Proprio per riscattarlo come medium specificamente artistico, è stato scelto dagli studenti come materiale preferenziale delle loro installazioni.
Francesca Rinella, Dorina Manari Staffetta 136, 2023
calze in nylon della fine degli anni ’40
Furono 136 le donne abruzzesi partigiane e patriote, che combatterono nella guerra di liberazione italiana (1943-1945). Questa installazione celebra l’operato di queste staffette, che accompagnavano brigate e comandi partigiani, esploravano e reperivano informazioni percorrendo in bicicletta strade insicure, oppure cucivano negli indumenti biglietti con messaggi su azioni da compiere.
Caterina Di Mele
La Ragazza, 2023
arazzo di 170 x 100 cm realizzato assemblando tessuti misti in cotone e organza, ricamo posato
L’arazzo ricorda la figura di Chiara Villani (Cansano, 1890-1958), vissuta tra le mura del castello di Cansano (L’Aquila), ormai cent’anni fa. Contadina e maestra di ricamo per professione, artista per vocazione, tra il 1920 e il 1925 trasformò le pareti della sala dove viveva e insegnava con pitture murali in cui, riproducendo il ricamo con punto a croce, raffigurava putti, uccelli, cacciatori e decorazioni floreali dai colori vivaci. Così facendo Chiara Villani anticipò una pratica artistica contemporanea dettaYarn bombing, urban knitting, graffiti knitting o urban X (cross) sticht: la nuova frontiera della Street Art, nata a Lione nel 2014 per rendere più colorate e accoglienti le città.
Yu Zen
L’ardire, 2023
filo di cotone rosso su lino antico, ricamo a punto catenella
L’installazione è dedicata a Sabina Santilli (San Benedetto dei Marsi, 1917 – 1999), che a causa di una meningite perse a soli sette anni l’udito e la vista: non poteva più sentire, non poteva parlare bene, non vedeva ma, nonostante questo, riuscì a condurre una vita appassionata. A unidici anni imparò il linguaggio Braillee e divenne nel giro di pochi anni una donna autonoma, avviando un intenso carteggio con altre persone sordocieche in tutta Italia, fino a fondare e presiedere l’associazione Lega del filo d’oro, che dal 1964 è il punto di riferimento in Italia per l’assistenza, l’educazione, la riabilitazione, il recupero e la valorizzazione delle potenzialità residue e il sostegno alla ricerca della maggiore autonomia possibile delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali.
Francesca Rinella , Yu Zen
MATERdonna, 2021 e 2023
ricostruzione di due ‘Madonne vestite’ douchessa in seta, ricamo posato a punto pieno in oro
Le statue di Madonne vestite sono molto preziose e oggetti di devozione e di culto ormai rari. Sono ‘vestite’ nel senso che indossano abiti veri e propri.
Si tratta di una tradizione molto antica ereditata dal mondo greco-romano, sopravvissuta nell’età medievale e moderna, dove le statue della Vergine cristiana erano vestite e cambiate a seconda delle stagioni con abiti estivi o invernali, di ‘festa’ o per altre celebrazioni o date importanti del calendario. Della realizzazione degli abiti, della loro cura e della vestizione se ne occupavano sempre le donne e, in particolare, le donne madri che “come i bottoni, tengono unite tutte le cose”.
Studenti del corso di Costume per lo spettacolo a.a. 2022/23 (Caterina Di Mele, Ilaria Ferella, Simona Frate, Lidia Furia, Maria Esmeralda Giovannelli, Alessia Greco, Piyue Hu, Milena Sofkova Ignatova, Giordana Lorizio, Dorina Manari, Chiara Mancini, Sara Manzi, Arianna Masciocco, Susanna Mattei, Emanuele Nardecchia, Chiara Pavone, Francesca Perniola, Lorenzo Pizii, Francesca Rinella, Greta salvatore, Fengqui Sun, Yi Yang)
La Dote, 2023
Intimo della fine degli anni ’60 assemblaggio di ricami
L’installazione interpreta i sogni, le aspirazioni e i valori delle giovani spose del nostro recente passato attraverso indumenti come l’abito di primo letto o l’intimo. Il riferimento è all’istituto della dote risalente al diritto romano. La legge, abolita dalla riforma del diritto di famiglia (l. 19 maggio 1975 n. 151), prevedeva la stipulazione di un contratto tra le famiglie dello sposo e della sposa, per raccogliere i beni che avrebbero costituito il patrimonio della nuova famiglia. Secondo tale accordo, la dote era il complesso di beni che la donna apportava al marito al momento delle nozze. Ciò che non poteva mancare nella dote era il corredo, ossia l’insieme di abiti, della biancheria e degli altri accessori utili alla vita domestica.
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